La necessità di sviluppare il tema della VISIONE COMUNE nasce dalla precisa volontà di abbattere l’ingiustificata diversificazione e contrapposizione delle idee e dei progetti, con il fine comune di rendere la giustizia unitaria ed accessibile, in linea con i dettami costituzionali ma anche e soprattutto con gli attuali e mutevoli valori della società, nel pieno rispetto dei principi ordinari del diritto.
Lo sviluppo di una visione comune associativa deve consentire di migliorare la quotidianità della nostra professione, costretta a confrontarsi contro gli inutili ostacoli propinati da una burocrazia in ambito giudiziale, assolutamente non in linea con lo sviluppo stesso della professione, ed impedire le ormai note ricadute negative nei rapporti tra la nostra categoria ed i fruitori finali del sistema giustizia ignari e lontani da tali problematiche.
Le diversificazioni riscontrate trovano comune fondamento nelle differenze proprie del nostro territorio giudiziario e nello sviluppo non sempre omogeneo delle ramificazioni locali del pianeta giustizia.
È necessario quindi, nonché basilare, raccogliere nel comune contenitore associativo le idee di ciascuno e porle innanzi ad un confronto di carattere nazionale volto a consentirne una comune analisi, sulla base di principi connessi alle finalità proprie della professione, mirando, nel contempo, al superamento di quei picchi di problematicità frutto delle locali realtà giudiziarie.
Si deve quindi mirare al superamento del comune principio dell’IO in favore, esclusivamente, del generale concetto del NOI Professionisti.
Un Noi inteso come categoria, come comune pluralità nazionale, come omogenea comune visione delle soluzioni, in stretta correlazione con le esigenze della società, quella stessa società che in costante e continuo sviluppo manifesta quotidianamente crescenti necessità di sicurezza e di certezza.
La programmazione dei temi e degli argomenti sarà, pertanto, il passo successivo all’individuazione degli unitari obiettivi da perseguire, per rendere maggiormente fluida la partecipazione della nostra professione alla reale formazione della giustizia, ritenendo necessario collocare sin da subito la figura dell’Avvocato non in maniera marginale ma prioritaria e determinate. Naturalmente Imprescindibile.
L’Avvocato è infatti da sempre lo strumento grazie al quale la Società è riuscita ad interfacciarsi con la Giustizia, consentendo alla stessa di non rimanere come un mero ed astratto concetto di virtù propria dell’anima, come sostenuto da Platone, bensì concretizzandone i principi vergati dai nostri padri costituenti con la ordinaria quotidiana applicazione.
La professione di Avvocato, pertanto, senza l’auspicata visione comune è destinata nel lungo periodo a perire, facendo così venire meno la naturale porta di accesso della società alla azione riequilibratrice del diritto, riconoscendosi quindi alla figura dell’Avvocato la naturale capacità di tradurre la comune concezione di uguaglianza in realtà.