Sergio Mattarella, dell’eloquenza della sobrietà

Tempo di lettura stimato: 17 minuti

Sergio Mattarella (Palermo 23 .luglio. 1941) dopo gli studi al Liceo classico San Leone Magno di Roma, nel 1964 conseguì la laurea in  Giurisprudenza all’Università “La Sapienza” con il massimo dei voti e la lode, discutendo una tesi su “La funzione di indirizzo politico”; quindi conseguì il titolo di avvocato e si iscrisse nel relativo albo del Foro di Palermo nel 1967

Fin dalla gioventù orientò il suo impegno morale, civile ed in ultimo politico, nel solco della tradizione del cattolicesimo sociale, come comprovato dai suoi scritti, in un percorso di costante coerenza che poneva l’autentica crescita della singola persona, solo e soltanto in un costante ancoraggio con quella dei suoi simili1.

La politica pertanto altro non poteva significare se non impegno per la promozione dei più deboli, verso la compiuta affermazione della loro piena dignità sociale, in autentica sintonia con il messaggio evangelico.

Insegnò diritto parlamentare presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Palermo fino al 1983, anno in cui si collocò in aspettativa per essere entrato a far parte della Camera dei Deputati, ove rimase fino al 2008, ricoprendo anche numerosi incarichi di governo(Ministro dei Rapporti con il Parlamento; Ministro della Pubblica Istruzione; Vice Presidente del Consiglio; Ministro della Difesa).

Fu eletto Presidente della Repubblica il 31 gennaio 2015, rivelandosi da subito costantemente attento alla distinzione dei ruoli, vuoi per scrupolosità temperamentale, che per l’esperienza maturata da Professore di diritto parlamentare e da Giudice costituzionale, per cui non si lasciò mai “tirare per la giacca” nella tenzone politica e nelle correlate polemiche, senza lasciar filtrare il suo sentire, in quanto se aveva qualcosa da dire, la manifestava apertamente2.

Della sua lunga militanza nella DC- partito cui era legato anche per una lunga tradizione familiare, a partire dal padre Bernardo, che era stato più volte Ministro nei Governi del Dopoguerra, per continuare con il fratello Piersanti, vittima del terrorismo mafioso il 6 gennaio 19803, va ricordato in particolare il vibrante intervento che svolse nel novembre 1991, allorché parlando ad Assago sul tema centrale del Convegno su delle regole che moralizzassero la vita interna del Partito, affermò che la questione morale era “la questione stessa della Democrazia cristiana». Sostenne quindi la necessità che la Dc tornasse alle radici ed all’ esempio di personalità egregie come don Sturzo, De Gasperi, Moro e Zaccagnini, criticando, al contempo, lo scadimento del costume politico: «La politica dell’ insulto– disse-  dell’ invettiva, della offesa, dell’ irrisione, della demonizzazione dell’ avversario è un segnale evidente di un indebolimento della ragione, un sintomo di malessere della democrazia. Una malattia che potrebbe avere esiti infausti».. Seguì la condanna più sferzante su chi, proclamandosi cristiano in politica, non doveva avere «la faccia poco rassicurante di chi chiede una tangente, l’ arroganza di chi crede che tutto si possa comprare ». Perorò in ultimo «il contenimento delle spese e la effettiva impermeabilità alle influenze e ai contatti di mafia e camorra»., rammentando a margine dell’intero discorso che sarebbe stato sufficiente ricordarsi dei 10 Comandamenti, e del decimo in particolare “Non rubare”4.

Era stato Vice segretario della DC sino al 1992, nel qual anno aveva diretto il giornale del partito “Il Popolo”. L’anno seguente fu relatore della legge elettorale che introdusse il sistema maggioritario corretto da una componente proporzionale, nota con il neologismo maccheronicamente classicheggiante di “Mattarellum”.

In merito al suo sentire circa la dialettica che doveva ispirare il rapporto tra maggioranza ed opposizione, rimase memorabile il suo intervento da deputato alla Camera, nel corso della discussione per la modifica della II parte della Costituzione, durante il quale, dopo aver ricordato la nobile cornice ideale che aveva caratterizzato tale confronto ai tempi della Costituente, stigmatizzò che a fronte del comune impegno di allora per la redazione della massima Carta, ora i membri del governo e la maggioranza che lo supportava, stavano facendo la “loro” Costituzione5.

Salì al Colle portando nel volto le stigmate del dolore per il fratello, cui tre anni prima si era aggiunto quello per la prematura scomparsa dell’adorata consorte, Marisa Chiazzese, madre dei tre figli Bernardo, Laura e Francesco. Volto nel quale traspariva un’affettuosa malinconia, peraltro illuminata dai raggi di un sorriso garbato e mite, accompagnato da uno sguardo di acuta e percepibile intensità, che fugava ogni eventuale apparenza di formale distacco.

Quanto alla sua ricca e non ostentata umanità, comunque percepibile anche nei piccoli gesti durante gli incontri con i sofferenti, Mattarella attraverso le sue iniziative solidaristiche rivolse costantemente la sua attenzione alla «persona umana», condividendo intensamente i dolori dei singoli come della collettività6.

Tra i primi atti del suo mandato, scelse di rinunziare all’appannaggio presidenziale, come De Nicola, dando in tal modo un esempio concreto di sobrietà agli italiani tutti, in una fase di profonda crisi economica, aggravata da quella morale, che aveva investito alcuni politici compromessi nella ragnatela della corruzione e degli abusi di potere.

Il 3 febbraio 2015, in occasione del Messaggio di insediamento volle innanzi tutto ricordare la responsabilità di rappresentare dal Nord al Mezzogiorno l’unità nazionale, che non era un concetto astratto, bensì l’insieme delle attese e delle aspirazioni dei concittadini

Lo stile che da subito si percepì, fu quello di una sobria eleganza espressiva, che coniugava il nitore formale con la profondità dei contenuti, resi a tutti accessibili, al di fuori da ogni ampollosità retorica.

La lunga crisi, prolungatasi oltre ogni limite, aveva inferto ferite al tessuto sociale del Paese ed aveva messo a dura prova la tenuta del suo sistema produttivo; aveva aumentato le ingiustizie, generato nuove povertà, prodotto emarginazione e solitudine, mentre le angosce si annidavano in tante famiglie, per le difficoltà che sottraevano il futuro ai giovani.

Mise l’accento sulla mancanza di lavoro, sul rischio che la crisi economica potesse intaccare l’impianto valoriale di una Costituzione socialmente orientata, per cui occorreva invertire il ciclo economico in direzione di una crescita concertata a livello europeo.

Andavano motivate energie sopite: quelle di tanti giovani in attesa di poter esprimere i loro talenti e di vedersi riconosciuto il merito; quelle delle imprese di ogni dimensione che, malgrado le numerose difficoltà incontrate, trovavano il coraggio di continuare ad innovare ed a competere sui mercati internazionali.

Quanto alla Pubblica Amministrazione, che pur possedeva competenze di valore, si rendeva per essa necessaria una maggiore apertura alle nuove opportunità tecnologiche, come alla sensibilità dei cittadini, aspiranti ad una maggiore trasparenza, partecipazione, semplicità negli adempimenti burocratici, coerenza decisionale.

Bisognava recuperare il senso della politica come servizio al bene comune, per riaccostare gli italiani alle istituzioni, ricollegando ad esse “quei tanti nostri concittadini che le avvertono lontane ed estranee”. La democrazia non era infatti una conquista definitiva, ma doveva inverarsi continuamente,, individuando le formule più adeguate al mutamento dei tempi.

Quanto alla figura del Capo dello Stato, egli era sì l’arbitro preposto al rispetto delle regole, ma a fronte del dovere dell’arbitro di essere imparziale, spettava ai giocatori di aiutarlo  “con la loro correttezza”.

Vivere la Costituzione significava ripudiare la guerra e promuovere la pace, garantire i diritti dei malati, concorrere con lealtà alle spese della comunità nazionale, ottenere giustizia in tempi rapidi, fare in modo che le donne non dovessero avere paura di violenze e discriminazioni, rimuovere ogni barriera che limitasse i diritti delle persone con disabilità, sostenere la famiglia, garantire l’autonomia ed il pluralismo dell’informazione, presidio di democrazia.
Significava ricordare la Resistenza, promuovere la Libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva.

Garantire la Costituzione significava infine affermare e diffondere un senso forte della legalità, lottando la mafia e la corruzione come priorità assolute.

L’Unione Europea rappresentava una frontiera di speranza e la prospettiva di una vera Unione politica andava rilanciata senza indugio, anche per fronteggiare il dramma di milioni di individui e famiglie in fuga dalle proprie case, che cercavano “salvezza e futuro proprio nell’Europa del diritto e della democrazia”.

A fronte di tante pregresse divagazioni di dottrina, giurisprudenza e politica, sul dilatato concetto di Costituzione materiale in contrapposizione a quella scritta, egli dette da subito un’interpretazione dinamica della massima Carta, non congelata nella sua astrattezza prescrittiva, bensì tradotta nel concetto di “Costituzione vivente”, che nella sua stessa concretezza attuativa veniva a svuotare le motivazioni che avevano suffragato la teorizzazione di una pericolosa “Costituzione materiale” dai limiti nebulosi.

Il nuovo Presidente nel corso del mandato avrebbe costantemente dimostrato di interpretare il ruolo rivestito non come semplice spettatore dell’azione governativa, in quanto –pur evitando ogni sovraesposizione interventista- non avrebbe mai abdicato alle funzioni di garanzia conferitegli dalla Costituzione.

Sin dagli esordi della Presidenza, tenne in particolare considerazione il ruolo della Donna, a partire dal discorso della Festa a lei dedicata, la cui celebrazione venne anticipata- per la cerimonia ufficiale al Palazzo del Quirinale – a sabato 7 marzo. In tale occasione affermò ” Senza le donne l’Italia sarebbe più povera e più ingiusta. Siete il volto della solidarietà e della coesione sociale”

Alla vigilia del 70° anniversario della Liberazione, disse che bisognava rivitalizzare le istituzioni della democrazia, in quanto lascito di coloro che si erano battuti per la libertà, trasmettendola alle nuove generazioni ed“ indicando nella libertà la fonte dei diritti, ma al tempo stesso di responsabilità e di doveri7.

Alla celebrazione della Festa del Lavoro, Mattarella sottolineò che il divario tra Nord e Sud recava il rischio del “delinearsi una vera e propria società di esclusi, divisa dal resto della comunità da una barriera di diritti e di opportunità negate”. Parimenti drammatico era il divario generazionale nell’occupazione, per cui era fondamentale l’azione del Governo a sostegno dell’impiego dei giovani. Altra criticità era quella del mondo femminile, dato che meno di una donna su due aveva un lavoro8.

Intervistato da Marzio Breda sul tema dell’inaugurazione di Expo 2015 a Milano, affermò che il primato acquisito dalla finanza sull’economia reale stava producendo divaricazioni insopportabili tra ricchi e poveri, per cui bisognava “correggere i nostri modelli, e includere nuovi parametri di qualità nello sviluppo[…]l Pil che misura il benessere non può limitarsi al solo dato monetario, ma deve comprendere il valore dei diritti, della cultura, della coesione e sicurezza sociale9.

Il 2 giugno, festa della Repubblica, il Presidente concretizzò un desiderio che aveva espresso sin dai primi giorni del suo insediamento, annunziando che dal 23 successivo il Quirinale sarebbe stato aperto  alle visite tutti i giorni, tranne il lunedì e il giovedì10.

Alla 41^ edizione del Forum The European House – Ambrosetti a Villa d’Este, il Capo dello Stato sostenne che occorreva passare da regole comuni ad istituzioni comuni, poiché la moneta unica conteneva la premessa dell’unità politica, essendo detta moneta non un punto di arrivo, ma piuttosto un passaggio fondamentale per dar vita ad una nuova fase del processo di integrazione11.

Alla Giornata Mondiale dell’Alimentazione, affermò che nutrire il pianeta era la sfida epocale da affrontare, ideale inseparabile dalla parola “pace”, in un  grande progetto politico nella globalizzazione, dove talvolta le regole della finanza prevalevano su quelle dell’economia reale.

Consegnò al Segretario Generale delle Nazioni Unite la Carta di Milano, che rappresentava il lascito dell’Expo ed, al tempo stesso, un impegno comune che sarebbe dovuto continuare nel tempo, dove si riconosceva il diritto al cibo e quello all’acqua, quali diritti fondamentali ed elementi essenziali del più generale diritto alla vita12.

Un concetto ricorrente nei discorsi presidenziali fu quello della sinergia tra le istituzioni pubbliche e private, per ottenere maggiori risultati in comune. Ne parlò anche in occasione della Giornata nazionale per la Ricerca sul cancro, durante la quale si rivolse ai membri dell’AIRC, ricordandone la capacità di “fare sistema”13.

Durante la Giornata mondiale contro la corruzione, indetta dalle Nazioni Unite, Mattarella ribadì che era possibile sconfiggere tale cancro sociale, da combattere anche a livello internazionale per una migliore intesa tra i popoli, partendo dalle famiglie, dalle scuole, dai corpi intermedi, per combattere un vero e proprio “furto di democrazia”14.

Al IX Colloquio Internazionale sul tema: ” Non c’è giustizia senza vita”, il Presidente evidenziò che la rieducazione del condannato non era solo un principio costituzionale di alcuni ordinamenti, espressione di civiltà giuridica, ma anche un lungimirante obiettivo che, se perseguito con impegno costante da parte dello Stato, poteva determinare le condizioni per il recupero dei detenuti e per una maggiore sicurezza di tutta la società15.

All’inaugurazione dei corsi della Scuola Superiore della Magistratura per l’anno 2016, il Presidente affermò che I “requisiti” del giudicare, richiedevano (oltre alla preparazione tecnica), “imparzialità, correttezza, riserbo, equilibrio, senso della responsabilità, capacità di esercitare, nei limiti della norma, l’attività interpretativa fedele ad essa”.

Talvolta si registravano competizione, sovrapposizione di ruoli, se non addirittura conflitti tra Poteri dello Stato, il che generava sfiducia, oltre ad indebolire la società nel dispiegarsi delle sue potenzialità ed a disorientarla riguardo al concreto esercizio dei diritti, debordando dagli spazi di competenza definiti dalla Costituzione.

La ragionevolezza non era soltanto un canone costituzionale che doveva improntare l’azione del Legislatore, ma anche un parametro che doveva guidare il giudice a operare il bilanciamento spesso richiesto dai diversi valori tutelati dalla stessa Costituzione16.

Durante la “La Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia”, volle ribadire il principio della centralità della dignità umana e del diritto di ogni persona a vivere senza subire discriminazioni sul lavoro o nella vita comune, coerentemente all’art. 3 cost.

Il rispetto degli altri, quanto ai diritti fondamentali, non poteva essere condizionato dall’orientamento sessuale, perché tra i compiti della Repubblica vi era quello di garantire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione17.

Coerentemente con la filosofia condivisiva che sempre lo aveva guidato, nella tarda estate del secondo anno di mandato Mattarella dispose di aprire al pubblico la suggestiva Tenuta presidenziale di Castelporziano, nel rispetto dei delicati ecosistemi dell’ antica riserva di caccia dei Savoia, con i suoi boschi ed i tre chilometri di spiaggia incontaminata18.

Nel corso della visita di Stato in Grecia, Paese economicamente in affanno ancor più del nostro, Mattarella uscendo dal proverbiale riserbo, si espresse con estrema fermezza nei riguardi dell’Unione europea, osservando che doveva sì chiedere agli Stati membri di avere i conti in ordine, ma che lo stesso rigore andava osservato anche quando gli Stati erano inadempienti sull’ immigrazione e su altri dossier: “Il medesimo impegno-disse–  ci sia insomma per favorire la crescita e l’ occupazione”19.

Di straordinaria importanza politica e culturale fu il viaggio del presidente Mattarella in Cina, al cui esordio si rivolse al suo omologo Xi Jinping, esaltando la collaborazione tra i due Paesi nel campo dell’economia e della cultura, per  una sempre maggiore comprensione reciproca, in un processo di stimolo e di accrescimento vicendevoli, nonché di impegno per costruire la pace internazionale.

Alla Lectio Magistralis all’Università “Fudan” di Shanghai, il Presidente auspicò che si creassero tante “Vie della Seta” approfondendo le relazioni tra Italia e Cina, a partire dalle Istituzioni accademiche, essendo le rispettive comunità di studenti “la più sicura garanzia” che i due Paesi non si sarebbero più persi di vista”20.

Dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018, si ebbe una stasi di due mesi e mezzo di trattative andate a vuoto, fino a quando la Lega ed il Movimento Cinque Stelle presentarono al Capo dello Stato la candidatura  a Palazzo Chigi del prof. Conte, che Mattarella accettò il 23 maggio, imponendo il vincolo del puntuale rispetto degli impegni internazionali a livello politico ed economico.

La nascita del nuovo governo fu la più problematica della storia repubblicana, dovendosi basare non più solo sugli equilibri- rectius equilibrismi- tra le due forze che lo supportavano, ma anche sull’affidabilità dell’Italia in ambito comunitario, della quale :divenne supremo garante il Capo dello Stato.

La sua auctoritas consentì di assicurare una linea di continuità negli impegni presi dal nostro Paese nei riguardi dell’Unione europea, nel rispetto del principio giusnaturalistico su cui si basa il diritto internazionale del “pacta sunt servanda”.

In una situazione politica e giuridica difficilissima, quale non si era mai registrata nei settant’anni dalla nascita della Repubblica, fu particolarmente atteso il messaggio presidenziale di fine anno nel 2018,di straordinario equilibrio, nel corso del quale evocò preliminarmente l’etica della responsabilità individuale e comunitaria, comportante il “condividere valori, prospettive, diritti e doveri”, rifiutando l’astio, l’insulto, l’intolleranza, che creavano ostilità e timore, in un  ambiente in cui -viceversa- tutti si sentissero rispettati e rispettassero le regole del vivere comune21.

Come tema dell’8 marzo 2019il Presidente scelse quello delle donne rese schiave e costrette a prostituirsi, provenienti da Paesi poverissimi e sfruttate da organizzazioni criminali senza scrupoli, di mafie transnazionali che lucravano sul corpo e sull’animo delle donne; e che non esitavano a ricorrere alle minacce, alla violenza e alla coercizione più brutale: era la schiavitù del XXI secolo.

Per converso, vi erano esempi di straordinario valore civile da parte di Associazioni, volontarie e volontari, operanti insieme alle Forze dell’Ordine ed alla Magistratura, per i programmi di recupero ed  iniziative di accoglienza, che consentivano alle donne di uscire dalla condizione di schiavitù.

All’iniziativa Molte fedi sotto lo stesso cielo” e “Bergamo scienza”, Mattarella ricordò che l’intelligenza artificiale non poteva “essere disgiunta dalla coscienza e questa dal pensiero umano, che non migra dal supporto biologico del cervello di ciascuno di noi a un chip elettronico. Oggi– osservò – l’etica inizia a lambire i territori sconosciuti dell’Intelligenza artificiale [..]La macchina è uno strumento dell’uomo e sarà l’intelligenza umana sempre e comunque a dover governare e

Senza giri di parole, il Presidente svolse sul tema della giustizia uno dei discorsi più fermi e determinati del suo mandato “La documentazione raccolta dalla Procura della Repubblica di Perugia – disse – sembra presentare l’immagine di una Magistratura china su se stessa, preoccupata di costruire consensi a uso interno, finalizzati all’attribuzione di incarichi.”

A margine di tutto ciò, volle operare un netto distinguo, nella certezza che le criticità rimarcate non appartenevano alla Magistratura nel suo insieme. Il compito primario assegnato dalla Costituzione al C.S.M., imponeva in modo categorico che si prescindesse dai legami personali, politici o delle rispettive aggregazioni, in vista del dovere di governare l’organizzazione della Magistratura nell’interesse generale, tramite un percorso di riforma volto “a rimuovere prassi inaccettabili, frutto di una trama di schieramenti cementati dal desiderio di occupare ruoli di particolare importanza giudiziaria e amministrativa, un intreccio di contrapposte manovre, di scambi, talvolta con palese indifferenza al merito delle questioni e alle capacità individuali22.

Un’oasi di serenità trovò il Presidente In occasione delle celebrazioni per il settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri, dove fece uno dei suoi più bei discorsi, con la sua capacità di attingere alla sorgente del più grande italiano del Passato, per irrigare con l’acqua sorgiva sempiterna dell’etica, il terreno inaridito  della politica  e della vita civile contemporanea..

Mattarella ricordò innanzi tutto che Dante significava anche il continuare a interrogarsi a fondo sull’impegnativo ed esigente patrimonio morale lasciato in eredità da colui che”fece dell’impegno civile, morale e religioso, la ragione stessa della sua incomparabile produzione artistica23.

La Patria – sottolineò – intesa come comunità di persone che avvertono la condivisione di origini, di storia, di lingua, di valori, di destino, era un concetto preesistente alla realizzazione in unità politica dell’Italia, ma Dante ne  era stato il visionario profeta. La sua opera aveva trasceso la dimensione del tempo e dello spazio, essendo sempre attuale ed ovunque  conosciuta ed ammirata .

Dopo le celebrazioni dantesche, un evento di speciale valore morale e civile fu la Giornata internazionale per i diritti delle persone con disabilità, in occasione della quale il Presidente affermò: “Il livello di civiltà di un popolo e di uno Stato si misura anche dalla capacità di assicurare alle persone con disabilità inclusione, pari opportunità, diritti e partecipazione a tutte le aree della vita pubblica, sociale ed economica24.

Alle tensioni dovute al coronavirus, si aggiunsero quelle derivanti dalla crisi di governo venutasi a determinare con l’uscita del partito di Renzi (Italia Viva) dall’Esecutivo PD- Cinquestelle. In seguito a ciò, il Presidente venne “strattonato “più volte da parte della stampa, da taluni opinionisti, da alcuni politici, perché in qualche modo uscisse da un silenzio che veniva interpretato – a seconda delle variegate impressioni- come debolezza, eccesso di riservatezza, irrisolutezza.

In realtà quello della sobrietà era stato da sempre il suo connotato temperamentale, culturale e comunicativo, in virtù del quale era asceso al Colle più alto, quale garante naturalmente vocato a quella terzietà arbitrale che è sancita dalla stessa Costituzione.

Falliti tutti i tentativi di risolvere la crisi del governo Conte bis, il Capo dello Stato uscì dal tradizionale riserbo con un discorso di rara incisività e di grande chiarezza sul dramma politico ed economico che stava attraversando l’Italia al suo interno, come nelle relazioni internazionali25.

Preso dunque atto dello stallo in corso e delle conseguenti ricadute all’interno ed in campo internazionale, evidenziò che a fronte del fallimento della creazione di un nuovo governo su base politica, si era ventilato il ricorso ad elezioni anticipate. A tal riguardo, ritenne doveroso sottolineare che – pur rappresentando le elezioni “un esercizio di democrazia”, il lungo periodo di campagna elettorale – e la conseguente riduzione dell’attività di governo – sarebbe coinciso con un momento cruciale per le sorti dell’Italia26.

Si riferì al profilo sanitario, dove i mesi a venire sarebbero stati decisivi per vincere il virus, o per venirne travolti, per cui occorreva un governo “nella pienezza delle sue funzioni per adottare i provvedimenti via via necessari e non un governo con attività ridotta al minimo, come [era] inevitabile in campagna elettorale”.

Entro il mese di aprile andava presentato alla Commissione Europea il piano per l’utilizzo dei grandi fondi europei; ed era fortemente auspicabile che ciò avvenisse prima di quella data di scadenza, perché quegli indispensabili finanziamenti venissero impegnati. Occorreva poi provvedere tempestivamente al loro utilizzo, per non rischiare di perderli.

Un governo ad attività ridotta non sarebbe stato in grado di farlo” E – soggiunse- non possiamo permetterci di mancare questa occasione fondamentale per il nostro futuro”.

Rammentò poi che, nel caso di scioglimento anticipato delle Camere, il tempo richiesto per indire le elezioni e tutti gli adempimenti necessari sino alla formazione di un nuovo Governo, alla luce delle precedenti esperienze era variato dai 4 ai 5 mesi.

Il nostro Paese sarebbe rimasto “con un governo senza pienezza di funzioni per mesi cruciali, decisivi, per la lotta alla pandemia, per utilizzare i finanziamenti europei e per far fronte ai gravi problemi sociali”.

Tornare a votare, in perdurante pandemia, sarebbe stato un azzardo da non sottovalutare, e pertanto –concluse– “Avverto[..] il dovere di rivolgere un appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché conferiscano la fiducia a un Governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica”.

Nel perdurare di un clima politico di pericolosa stagnazione, il Capo dello Stato dopo una serie di consultazioni preliminari conferì al prof. Mario Draghi – già presidente della BCE, dove aveva promosso politiche di intervento per ridurre le diseguaglianze sociali- l’incarico per la formazione del nuovo Governo27, che si compose sia di figure di sperimentata esperienza tecnica, che di esponenti politici, formando così una squadra che al di là delle appartenenze, era chiamata nello spirito di una nuova Ricostruzione, a risollevare le sorti di un Paese colpito dalla pandemia, dalla litigiosità e dall’inconcludenza dei partiti con ricadute rovinose sull’economia, sullo sviluppo, sulla coesione sociale28.

Nell’ultima Festa della Repubblica di quel mandato- coincidente con i 75 anni della Repubblica medesima- svoltasi in clima di ritrovata serenità dopo la lotta al coronavirus- il Presidente ricordò che l’idea fondante della nuova forma di governo era stata da subito quella di “ una Costituzione viva, che si invera ogni giorno nei comportamenti, nelle scelte, nell’assunzione di responsabilità dei suoi cittadini, a tutti i livelli e in qualunque ruolo.”

Il Capo dello Stato, già estremamente parco nel suo “dire” durante il suo mandato, alla vigilia del “semestre bianco “richiamò con significante energia i competenti Organi costituzionali al puntuale rispetto della Costituzione, aggirata- e non era la prima volta- in quanto innanzi ad “provvedimento governativo ab origine a contenuto plurimo“, volto alla finalità unitaria di introdurre misure di sostegno economico in relazione all’emergenza pandemica, in sede di conversione, erano stati introdotti contenuti eterogenei e non pertinenti con le finalità della norma oggetto della conversione, puntualmente elencati dal Capo dello Stato.

Inserimenti di norme con tali modalità, oltre ad alterare la natura della legge di conversione – rilevò-“ recano pregiudizio alla qualità della legislazione, possono determinare incertezze interpretative, sovrapposizione di interventi, provocando complicazioni per la vita dei cittadini e delle imprese nonché una crescita non ordinata e poco efficiente della spesa pubblica”.

Tale rischio si era fortemente accentuato dal significativo incremento del ricorso alla decretazione d’urgenza, verificatosi durante la pandemia.

I decreti-legge dovevano pertanto presentare ab origine un oggetto il più possibile definito e circoscritto per materia ed andava, del pari, rimossa la prassi invalsa della presentazione di maxi emendamenti sui quali porre la questione di fiducia.

Alla Conferenza ministeriale “Incontri con l’Africa”, ricordò che quel Continente , che ospitava il 17% della popolazione mondiale, aveva ricevuto soltanto il 2% della produzione globale di vaccini, il che poneva un problema di equa distribuzione, primo passo cui doveva seguire lo sviluppo di un’industria farmaceutica africana, che consentisse di mettere a valore le capacità di innovazione e l’esperienza dei ricercatori locali.

Un secondo tema era la necessità di lotta senza quartiere al terrorismo ed a tutti i fondamentalismi, che continuavano a rappresentare una minaccia per i continenti coinvolti.

Un ulteriore fronte era quello del cambiamento climatico, poiché nonostante l’Africa fosse responsabile di appena il 3% delle emissioni globali, si trovava ad essere vittima di una percentuale ben più consistente delle conseguenze: dalla desertificazione ad apocalittiche inondazioni, alla allarmante riduzione del terreno coltivabile, con gravi ricadute sull’alimentazione.

L’attenzione dell’Italia verso il continente nero, si era tradotta in indicazioni concrete, dai vaccini alla promozione di iniziative per l’alleggerimento dell’onere del debito, nell’ottica di “coniugare crescita economica e sviluppo umano, aumento del benessere e tutela dell’ambiente e del pianeta”.

Il 29 gennaio Mattarella è stato rieletto Presidente della Repubblica con 759 voti. Nell’assumere il nuovo incarico, dopo aver ringraziato i Presidenti della Camera e del Senato, i Parlamentari ed i Delegati delle Regioni per la fiducia accordatagli, ha al contempo sottolineato che le emergenze politiche, economiche, sanitarie e sociali, hanno costituito un richiamo” al senso di responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento. Queste condizioni– ha proseguito- impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati e, naturalmente, devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti,  con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini”.

Poche e sobrie parole, come è suo costume, ma tanti inespressi e pur percepibili significati, circa la vita da intendersi come missione al servizio del bene comune, innanzi al quale gli stessi affetti familiari divengono necessariamente- e non senza pena- recessivi.: “Salus suprema rei publicae lex esto ”, diceva Cicerone.

_________________

 

1 Cfr. L. Pazzaglia, Crescere insieme, Scritti di Sergio Mattarella, La Scuola, Brescia, 2015

2 Cfr. E. Calessi,” E la Boschi si becca il tapiro”, in Libero, 13 marzo 2017

3 Per la completa ricostruzione della figura dello Scomparso, v. G. Grasso, Piersanti Mattarella, da solo contro la mafia, e San Paolo, Milano, 2014

4 Cfr. R. Ferrigato,” Al congresso DC 1991 ‘ Politici, anzitutto non rubare’”, nell’Avvenire, 3 marzo 2015.

5 Cfr. L. Pazzaglia, Crescere insieme, Scritti di Sergio Mattarella, cit.

6 Per la percezione della ricca umanità del nuovo Presidente, cfr. anche R. Gervaso, “Al presidente Mattarella”, ne  Il Messaggero, 8 settembre 2015

7 Palazzo del Quirinale, 24 aprile 2015, Intervento del Presidente Mattarella all’incontro degli esponenti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma nel 70° anniversario della Liberazione

8  Palazzo del Quirinale, 1 maggio 2015

9  Rilasciata a Roma il 1 maggio 2015, pubblicata nell’articolo” Expo sia un punto di svolta”, ne Il Corriere della Sera .

10  “Il percorso di visita – aggiunse il Capo dello Stato – viene raddoppiato includendo ambienti che sarà interessante visitare: gli Appartamenti napoleonici, lo Studio più solenne del Presidente della Repubblica che è lo Studio alla Vetrata, la Sala degli Arazzi di Lille”.

11 5 settembre 2015 in collegamento dal Quirinale.

12 Milano, 16 ottobre 2015.

13  Palazzo del Quirinale, 29 ottobre 2015.

14 Roma, 9 dicembre  2015.

15 Palazzo del Quirinale, 22 febbraio 2016.

16 Scandicci, 28 aprile 2016.

17 Roma, 17 maggio 2016.

18 “La Tenuta di Castelporziano apre al pubblico”, ne La Stampa, 8 settembre 2016.

19 M. Breda, ”Mattarella: va data priorità alla crescita Il rigore anche nell’ aiuto ai migranti”, nel Corriere della Sera, 18 gennaio 2017.

20 Shangai 24 febbraio 2017.

21 Messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Palazzo del Quirinale, 31 dicembre 2018.

22 Palazzo del Quirinale, 18 giugno 2020.

23 Palazzo del Quirinale, 3 ottobre 2020.

24 Roma, 3 dicembre 2020.

25 Per una ricostruzione rapida ed esaustiva delle prove di pazienza che dovette affrontare il Capo dello Stato, prima di intervenire con significante risolutezza, v F. Damato”Quei fioretti del Colle prima di “sbottare” e chiamare Draghi”, ne Il Dubbio, 4 febbraio 2021.

26 Palazzo del Quirinale, 2  febbraio 2021.

27 Il Governo opera dal 13 febbraio 2021. Sugli esordi cfr. La Civiltà cattolica, n.4097, 6/20 marzo  2021, p. 419 segg.

28 Palazzo del Quirinale, 1maggio 2021.

Pubblicato da:

Tito Lucrezio Rizzo

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